
Contro la Basilicata dei campanili
- Posted by Giuseppe Tralli
- On 23 Luglio 2019
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Ha ragione Dario Di Vico quando sul Corriere Imprese Nordest scrive: «Dobbiamo fare un passo in avanti nella riflessione sul cosiddetto campanile». Serve rivedere i tratti del localismo che sta assumendo un perimetro nuovo. Perché “i flussi comandano sui luoghi”. La mobilità di persone, prodotti e dati è infatti oggi determinante per incrociare sviluppo economico e progresso sociale.
E infatti cambiano i distretti industriali ormai guidati da imprese leader a capo della catena produttiva. Cambia il modello di interazione lungo le filiere: maglie strette e condivisione dei piani strategici per aumentare flessibilità, capacità innovativa e tempi di reazione. E cambia anche il territorio e i suoi protagonisti che non possono più limitarsi ad accompagnare, ma devono anch’essi portarsi sulla frontiera. E spingere.
Ma se nel Nord-est questo significa riconfigurare lo storico e virtuoso rapporto tra società ed economia, a Sud si tratta di costruirlo. E non è impresa facile. In un mercato globale che cambia ogni giorno, imprese, istituzioni e comunità devono lavorare insieme per diventare anche produttori, non solo consumatori. Per proporsi in maniera unica e riconoscibile e non finire ai margini. Ma gli attriti sono tanti e vincono ancora facile sui flussi.
Prendiamo la Basilicata: 567.000 abitanti in continuo calo (-2.400 residenti nel 2018) spalmati su 131 comuni che si polarizzano in altrettanti campanili. Numeri piccoli gestiti con logiche “localistiche” quindi con interventi messi in campo per e da singoli comuni, territori e gruppi d’interesse. Poca la voglia di stare e pensare insieme. In particolare tra Potenza e Matera. Due province, due emisferi che a completarsi non ci provano neanche. Così, nonostante un tessuto industriale ridotto, la Basilicata mantiene due Consorzi Industriali, fa sviluppo con due soggetti simili (T3 e Sviluppo Basilicata) e non riesce a far partire due ITS.
E’ questa dunque la grande sfida del nuovo Presidente della Regione Bardi. Provare a disegnare un modello unico e coordinato di sviluppo in armonia con le specificità territoriali e, al contempo, ricucire una comunità che da sempre è stata voluta e tenuta divisa. In caso contrario, a rischio è il senso e quindi il futuro stesso della Regione Basilicata.
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